Insegnamento, ricerca, legami internazionali
Volentieri prima di inserirmi nel severo discorso dell’insegnamento universitario mi è gradito ricordare qualche esperienza di livello più modesto sul piano didattico da me avuta negli anni dal 1941 al 1943 alla Scuola per infermiere volontarie della C.R.I. di Trieste, alle quali fui insegnante per diverse materie connesse al programma della Scuola e il suggestivo incarico, ricevuto dal Presidente dell’Università Popolare di Trieste, prof. Mario Picotti, di aprire il contatto didattico con le popolazioni di lingua italiana di Fiume e Pola nel 1963 con qualche lezione di Educazione sanitaria. Quest’ultimi incontri, lo confesso, recarono a me di origine istro-dalmata profonda soddisfazione, ma pure una nostalgica emozione.
Per non peccare di personale e ambizioso giudizio sull’ impostazione del pensiero e degli orientamenti, che mi hanno guidato con preferenza nel mio insegnamento e nella ricerca storico-scientifica, ricorro al raffinato e analitico giudizio critico, rilasciato da Luciano Bonuzzi, il mio discepolo assai apprezzato per la seria e profonda competenza nell’arringo storico e filosofico medico, nell’articolo: <<Loris Premuda: direttive di ricerca e intenzionalità didattica>> comparso nel Volume XXX – Anno Accademico 1983-1984, numero speciale per il trentennale della rivista Acta Medicae Historiae Patavina dell’Istituto in onore di Loris Premuda, alle pagine 25-31.
Bonuzzi accenna alla “dimensione banalmente aneddotica o celebrativa“ della Storia della Medicina nel nostro Paese attorno agli anni Cinquanta del secolo scorso e aggiunge: “è in questa difficile, perché grigia situazione che è necessario riproporre l’utilità scientifica degli studi storico-medici e ridefinirne gli obiettivi. Una lunga e paziente fatica che impegna Premuda fin dal 1954 con un saggio, edito in italiano francese e inglese, su << l’insegnamento della Storia della Medicina nelle altre nazioni>>. Il problema, evidentemente centrale, del senso e dei contenuti della disciplina non è mai abbandonato e sarà proposto come tema congressuale a Ferrara nel 1977 e a Marostica nel 1984; due convegni dove lo storico si confronta con il clinico e con il biologo, con il matematico e con il filosofo. Molteplici, in effetti, sono i campi di ricerca storica possibili al medico.
La storia della medicina, del resto, è una disciplina di confine che proprio nella marginalità trova l’appassionante possibilità di modulare la propria incisività, adeguandosi alle mutevoli esigenze che suscita la ricerca scientifica, la prassi clinica e la domanda assistenziale.
Oggi – grazie, forse alla fortunata diffusione del pensiero di Popper – ogni ricercatore ha qualche, saggia, perplessità metodologica. Ma trent’anni or sono, secondo quanto si è fatto notare, ben diverso è il sentire comune. Parlare allora di metodo o riflettere sul corpo sono imprese d’avanguardia che, in entrambi i casi, peraltro coinvolgono Premuda con i <<Problemi della medicina in relazione alla metodologia e alla scienza >> e con la << Storia dell’iconografia anatomica>>.
In <<Problemi della medicina>> si sostiene il valore concreto e funzionale, e non astrattamente erudito, della storia delle scienze; si discute di metodo scientifico e sperimentale, di esperienza e di esperimento; si analizza l’evoluzione della medicina in relazione allo sviluppo delle scienze e alle fortune della tecnica.
Anche la <<Storia dell’iconografia anatomica>>, edita in raffinata veste tipografica dalla stamperia Valdonega di Giovanni Mardersteig, è opera assai interessante sotto molteplici profili. Sintesi esauriente sulle vicende dell’anatomia, che dalla ricerca italiana e padovana ha avuto tanti e fondamentali contributi, e innanzi tutto un brillante saggio di storia della illustrazione scientifica. Ma illustrazione del corpo che appare profondamente diverso nei differenti mondi storici, secondo l’intenzionalità dell’osservatore. Il volume in parola non è così una semplice storia dell’anatomia ma si configura come un vero saggio antropologico centrato sull’immagine dell’uomo.